IL FUTURO DEL LAVORO

Il mondo del lavoro si trasforma: le prospettive sono positive, ma servirà spirito di adattamento e preparazione. Questo è quanto emerge nel rapporto The future of Jobs del World economic Forum che si è tenuto in Svizzera a Davos, il 23 e 24 Gennaio 2016.

Il mondo del lavoro cambia. Siano dinanzi ad una quarta rivoluzione industriale, segnata dai grandi progressi nella genetica, nel settore dell’intelligenza artificiale, nella robotica, nelle nanotecnologie, nella stampa 3D e nelle biotecnologie. Tutto questo pone le basi per la quotidianità del futuro: case intelligenti, auto senza conducente, aziende smart, città connesse.

L’evoluzione è già in atto: cambiano i modelli di consumo, cambia la produzione, cambia l’occupazione. Alla società, alle realtà che la compongono, ai Governi e ai singoli individui si chiede grande senso di adattamento.

Sì, in concomitanza (e di conseguenza) alla rivoluzione tecnologica sono in atto cambiamenti socio-economici, geopolitici e demografici. E anche le industrie e l’occupazione subiscono una fondamentale trasformazione: mentre alcuni posti di lavoro sono minacciati dalla sovrabbondanza, altri sono sempre alla ricerca di specializzandi e altri ancora si modificano. Le competenze di prima non sono più sufficienti e ai dipendenti si chiede aggiornamento continuo. C’è chi in questa trasformazione vede illimitate nuove opportunità di lavoro e c’è chi, invece, crede che vi sarà solo una massiccia dislocazione dei posti di lavoro.

A focalizzare l’attenzione su queste dinamiche è il rapporto del World Economic Forum, The Future of Jobs, che si è chiesto quali siano i cambiamenti significatici per l’occupazione, le competenze e il reclutamento in tutti i settori e nelle diverse parti del mondo.

Il rapporto è suddiviso in due parti. Nella prima gli esperti hanno analizzato le trasformazioni in atto grazie alla Quarta Rivoluzione industriale, focalizzando la loro attenzione anche sul ruolo attuale della donna nel mercato del lavoro e sulle differenze, ancora esistenti, tra i due sessi. Nella seconda parte si analizzano le mutazioni nei settori produttivi (Infrastrutture, Consumatori, Energia, Servizi Finanziari e Investitori, Salute, Tecnologia, Media e informazione, Mobilità, Servizi Professionali) e nelle diverse aree geografiche (Nazioni del Sud-est asiatico, Australia, Brasile, Cina, Francia, Germania, Consiglio di Cooperazione del Golfo, India, Italia, Giappone, Messico, Sudafrica, Turchia, Regno Unito, Stati Uniti).

Le conclusioni in breve? Basterà saper gestire il cambiamento: il futuro del lavoro, per i prossimi cinque anni, è roseo, con una prospettiva di crescita dell’occupazione nella maggior parte dei settori. Ovvio che alcuni settori specifici richiederanno più tecnici e specializzati rispetto ad altri settori: dovrà essere la società a capirlo e a rispondere a queste esigenze. Anche l’istruzione di base dovrà modificarsi e arricchirsi perchè gli imprenditori e i lavoratori del futuro possano comprendere, capire e affrontare questa quarta rivoluzione industriale.

Alle aziende, invece, è destinata la grande sfida di reclutare talenti: le capacità dei dipendenti faranno la differenza.