IL COMPORTAMENTO ETICO NELLE RELIGIONI

Solo l’educazione etica, attività necessariamente sociale, crea un ambiente che genera negli uomini volontà e capacità di mutuo supporto. Tutte le grandi religioni del mondo hanno educato l’uomo a comportarsi eticamente. Hanno cioè insegnato all’uomo come distinguere un comportamento giusto da uno sbagliato. Lo scopo ultimo di questo insegnamento è mettere l’uomo in grado di costruire relazioni interpersonali sempre più proficue.

Lo scopo fondamentale che anima la Fede di Dio e la Sua Religione è quello di salvaguardare gli interessi della razza umana, svilupparne l’unità e accrescere lo spirito d’amore e di fraternità fra gli uomini. (Bahá’u’lláhSpigolature 223)

Le prime forme di aggregazione umana erano piccoli gruppi di cacciatori raccoglitori. Nel corso della storia queste piccole comunità si sono via via ampliate in strutture più complesse, più numerose e geograficamente più estese. Oggi l’intera razza umana sta, se pur faticosamente, raggiungendo l’apice di questo sviluppo, aggregandosi in un’unica comunità globale.

La religione ha accompagnato l’uomo durante questo processo di apprendimento sociale, guidandolo tramite gli insegnamenti dei grandi Maestri divini. Qualcuno ha provato a praticare questi insegnamenti nella solitudine di un eremo ma, in effetti, il primo strumento di auto-valutazione che questi Maestri ci hanno offerto è uno strumento sociale: il nostro prossimo. Tutti Loro ci hanno insegnato a giudicare il nostro operato attraverso la regola d’oro. Riportiamo qui solo alcuni degli innumerevoli esempi presenti in tutte le civiltà del mondo.

Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore. (Levitico 19:18 – Edizione CEI)

Zigong domandò: “C’è una parola che faccia da guida per tutta la vita?”. Il Maestro disse: “È la reciprocità. Quel che non desideri per te, non farlo agli altri”. (Confucio, I dialoghi, traduzione Edoarda Masi, 15, 23)

Questa e’ la sintesi del Dharma: non fare agli altri quanto fa male a te. (Mahabarata 5:1517)

Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. (Matteo 7:12 – Edizione CEI)

Guai ai frodatori sul peso – i quali, quando richiedon dagli altri la misura, la pretendono piena! – E quando pesano o misurano agli altri danno di meno! (Corano, Traduzione di Alessandro Bausani, 83:1-3)

Nessuno di voi è vero credente se non desidera per il fratello ciò che desidera per sé stesso. (Maometto – Quaranta detti autentici del Profeta raccolti dall’Imam An Nawawi, 13)

E se i tuoi occhi sono rivolti verso la giustizia, scegli per il prossimo tuo ciò che vuoi per te stesso. (Bahá’u’lláhTavole 59)

Dunque la formazione etica della persona è necessariamente un’attività sociale e le virtù necessarie a questo fine si acquisiscono solo attraverso la pratica quotidiana, in mezzo e assieme agli altri esseri umani. Ad esempio, negli insegnamenti bahá’í, tra le varie virtù, la sincerità occupa un posto particolare:

La sincerità è la base di tutte le virtù umane. Senza sincerità è impossibile alcun progresso o successo nei mondi di Dio. Quando questo santo attributo sia insediato nell’uomo, possono essere acquisite anche tutte le qualità divine”. (‘Abdu’l-Bahá, citato in Shoghi Effendi, Avvento della giustizia divina 20)

Ma possiamo essere sinceri da soli? No, la sincerità si pratica naturalmente nel rapporto con le persone che ci stanno attorno. Certo possiamo anche essere sinceri “con noi stessi”. Ad esempio quando, ogni giorno, secondo le indicazioni di Bahá’u’lláh, ci auto-valutiamo.

O FIGLIO DELL’ESSERE! Fa’ ogni giorno un esame di coscienza prima che tu sia chiamato a render conto di te stesso, poiché la morte ti raggiungerà inaspettata e sarai chiamato a render conto delle tue azioni. (Bahá’u’lláhParole Celate A31)

Anche in questo caso però, pur in uno stato di solitaria meditazione, la valutazione che possiamo dare di noi stessi non può che essere basata sulla pratica sociale: sono le nostre azioni che valutiamo, in relazione agli altri esseri umani. Valutiamo come queste azioni abbiano espresso le virtù a cui aspiriamo, rispetto ai modelli di comportamento che abbiamo appreso dai Testi sacri.

Dunque da qui parte lo sviluppo di un uomo virtuoso e, conseguentemente, di una società virtuosa. Secondo le parole di ‘Abdu’l-Bahá:

…qui stanno l’onore e la distinzione dell’uomo: che fra tutte le moltitudini del mondo egli divenga fonte di benessere sociale. Si può immaginare dono più grande di questo, che un uomo, guardando dentro di sé, scopra d’essere divenuto, per la grazia confermatrice di Dio, causa di pace e di benessere, di felicità e di vantaggio per il suo prossimo? No, in nome dell’unico vero Dio, non v’è gioia più grande, né più completa delizia. (‘Abdu’l-BaháIl segreto della civiltà divina 4)

Le notizie dei mass media ci raccontano di un uomo comune sempre più insofferente verso comportamenti immorali che danneggiano sia l’indivuduo che la società in cui vive. I politici che lo dovrebbero governare sono sempre più spesso coinvolti in casi di corruzione, le aziende che dovrebbero produrre automobili ecologiche falsificano i test, le banche che dovrebbero tutelare i risparmi rifilano titoli rischiosissimi spacciandoli per garantiti, e così via. Le azioni che vengono intraprese per risolvere questi problemi sono sempre le solite: emanazione di nuove leggi e procedimenti giudiziari. I risultati? Rispondiamo con sincerità a noi stessi: è possibile costruire una comunità virtuosa a forza di leggi e di polizia?

La costruzione di una comunità virtuosa è al centro del lavoro globale della comunità bahá’í che considera se stessa un laboratorio internazionale per sperimentare e apprendere l’applicazione dei principi della Fede Bahá’í. Questa singolare esperienza spirituale e sociale è offerta al genere umano perché possa essere utile all’enorme sforzo che le nazioni del mondo stanno facendo per trovare soluzioni condivise ai gravi problemi che affliggono l’umanità oggi.

Per quanto sincero possa essere il nostro desiderio di essere persone virtuose, per quanto nobili i principi che proponiamo, solo la pratica applicazione degli insegnamenti dei Maestri divini, con il loro messaggio religioso, può, con costanza e determinazione, farci diventare persone virtuose in una società virtuosa. I due termini convivono in simbiosi e non possono essere separati.

Il mondo della politica è simile al mondo dell’uomo: questi dapprima è un seme, poi per gradi passa alla condizione di embrione e feto, acquistando una struttura ossea e rivestendosi di carne, assumendo il proprio peculiare aspetto e finalmente raggiunge il piano in cui può degnamente realizzare le parole: “il migliore dei Creatori”. Come tutto, questo è un requisito della creazione, basato sulla Saggezza universale, così il mondo politico non può evolversi istantaneamente dal nadir dell’imperfezione allo zenit dell’adeguatezza e della perfezione. Piuttosto, è necessario che persone qualificate lottino giorno e notte, usando tutti quei mezzi che conducano al progresso, finché il governo e la popolazione non si sviluppino sotto ogni aspetto giorno per giorno, anzi di momento in momento. (‘Abdu’l-BaháIl segreto della civiltà divina 72)

Dobbiamo, dunque, essere determinati a creare un ambiente nel quale il comportamento etico sia il comportamento che pratichiamo perché lo abbiamo appreso grazie all’educazione che ci è stata impartita sin da fanciulli, dove essere delle “brave” persone sia il naturale modo di essere, un ambiente che generi negli uomini, fin dall’infanzia, la volontà e la capacità di aiutarsi a vicenda.

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Ispirato a John S. Hatcher “The quest for the virtuous society” – Journal of Bahá’í Studies 25.3 (2015): 3 – 5

Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l’opinione della comunità bahá’í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá’í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:

O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi.
(Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)