LA PLATEA DEL REDDITO DI CITTADINANZA

La platea dei possibili beneficiari del reddito di cittadinanza potrebbe essere molto inferiore alle stime iniziali del governo. È quanto emerge dai numeri comunicati oggi in audizione dal presidente dell’Inps Tito Boeri e dall’Istat. Secondo i calcoli dell’istituto di previdenza la misura coinvolgerebbe “una platea di 1,2 milioni di nuclei e 2,4 milioni di persone”. Numeri, per quanto riguarda i singoli, sensibilmente inferori ai 5 milioni di cui ha parlato spesso Luigi Di Maio. Ancora oggi il ministro, presentando la prima card, ha spiegato che le carte “verranno utilizzate da circa 5 milioni di italiani”. L’Istat, sempre in audizione, ha parlato invece di 2,7 milioni di beneficiari. I numeri sui nuclei sono invece in linea con quanto descritto nella dichiarazione tecnica (1,24 milioni) per questa voce.

nucleo monocomponente 644.897 4.104 6.364 48,0
coppia monoreddito senza figli 70.021 546 7.801 6,4
coppia bireddito senza figli 0 0 0 0,0
coppia monoreddito con figli 448.397 3.890 8.676 45,5
coppia bireddito con figli 13.766 7 480 0,1
Totale 1.177.081 8.547 7.261 100,0

Il 55% dei percettori sono single

Molte comunque le criticità messe in evidenza dell’economista, in quella che probabilmente sarà la sua ultima audizione in Parlamento come presidente dell’Inps. Il principale scostamento tra i numeri del governo e quelli messi in evidenza oggi tanto dall’Inps quanto dall’Istat ha a che fare con la stima dei beneficiari single. Secondo la relazione tecnica del provvedimento, sarebbero 363 mila, l’Inps parla di 644.897 mentre secondo l’Istat sarebbero 626 mila. Poco meno del doppio.

Secondo le simulazioni condotte dall’istituto di previdenza il 55% dei percettori del sussidio è costituito da single (47,9% per l’Istat), cui sono destinati, in proporzione, gli importi più alti. A causa della limitatezza delle risorse ad essere penalizzate sono state soprattutto le famiglie numerose, dove invece si concentrano i livelli più altri di povertà. In generale, ha rimarcato, il nuovo sussidio punta forte sui single a differenza dei del Rei, nel cui caso solo un quarto dei beneficiari era costituito da singoli.

Istat: “679 mila casalinghe tra i beneficiari”. Importo medio 5045 euro

A proposito della composizione dei benficiari l’Istat ha fornito un ulteriore dettaglio. Oltre un quarto dei beneficiari del reddito di cittadinanza saranno casalinghe, pari a 679 mila su 2,7 milioni di beneficiari totali mentre 428.000 risultano occupati e 613.000 disoccupati. Gli under 16 sono 515.000 mentre gli studenti sono 184.000 e i ritirati dal lavoro 224.000. Gli inabili al lavoro sono 63.000. Se si guarda solo alle persone in età da lavoro (15-64 anni) le casalinghe che potrebbero prendere il sussidio sono 465.000 (il 26% del totale). L’importo medio totale, secondo l’Istat, sarà di 5045 euro.

“Tra le famiglie potenzialmente beneficiarie – sottolinea l’Istituto di statistica – si stima che 752 mila vivano nel Mezzogiorno, 333 mila al Nord e 222 mila al Centro. Calcolando le relative incidenze, si stima che le famiglie beneficiarie del Reddito di Cittadinanza siano il 9,0% delle famiglie residenti nel Mezzogiorno, il 4,1% al Centro e il 2,7% al Nord”, ha aggiunto. Il Reddito avrà comunque un impatto positivo sulla riduzione delle disuguaglianze. “Osservando l’indice di concentrazione del Gini, per il quale valori vicino allo zero indicano una distribuzione egualitaria, risulta che il reddito di cittadinanza determinerebbe una riduzione della disuguaglianza nella misura di 0,2 punti percentuali dell’indice di gini, che passerebbe da 30,1% a 29,9%”, ha detto l’Istat.

Il costo della misura

Secondo Tito Boeri il costo complessivo della misura ammonterebbe a 8,5 miliardi di euro annuo, cifra definita “coerente” con le stime inserite dal governo nella relazione tecnica (8,055 miliardi dal 2020). Inoltre, ha aggiunto l’economista, ci sarebbe anche “un 8% di percettori Rei che non prenderebbe il Reddito di cittadinanza”, fatta salva una norma transitoria che consente a chi percepisce il Rei ma non avrebbe diritto con i nuovo requisiti, di incassare il Reddito di cittadinanza.

“Al Sud 45% dei dipendenti privati ha reddito inferiore a sussidio”

Il presidente Inps ha confermato le preoccupazioni espresse in mattinata anche da Confindustria a proposito dell’alto importo destinato ai singoli che in alcune aree del Paese rischia di avere “rilevanti effetti di scoraggiamento” sulla ricerca di un posto di lavoro. Secondo il presidente Inps quasi il 45% dei dipendenti privati del Sud ha “redditi da lavoro netti inferiori a quelli garantiti dal Rdc a un individuo che dichiari di avere un reddito uguale a zero”. Non solo, ha messo in guardia Boeri, il 50% dei nuclei destinatari del reddito sarebbero senza redditi e comunque senza redditi da lavoro e tra questi- ha avvertito “si celano anche gli evasori e i sommersi totali”.

Quota 100, Boeri: rischio aumento debito implicito fino a 90 miliardi

A proposito di quota 100, Boeri ha invece messo in guardia sui possibili rischi futuri della misura.  Il costo – ha detto Boeri – “graverà comunque sulle generazioni future”. Il presidente Inps ha spiegato che se la misura resterà sperimentale per tre anni (e fino al 2026 per la pensione anticipata) aumenterà il debito implicito di 38 miliardi. Se queste misure diventassero strutturali l’aumento del debito implicito lieviterebbe a oltre 90 miliardi.

Con quota 100 riduzione fino al 20% in caso di anticipo di 4 anni

Il presidente Inps è tornato anche sul tema delll’assegno incassato da chi sceglierà di “utilizzare” quota 100. Secondo i conti dell’istituto, prendendo come esempio un lavoratore con un reddito annuale di 40.000 euro che lasciasse il lavoro quest’anno, due anni e mezzo prima di avere maturato i requisiti, la pensione si ridurrebbe del 13,55% mentre con un anticipo di 4 anni la decurtazione (conseguente ai minori contributi versati) crescerebbe al 20,56%.

Su riscatto laurea agevolato rischio incostituzionalità

Boeri ha espresso parecchie riserve anche sul riscatto agevolato dei contributi. “La scelta di circoscrivere la platea a chi ha meno di 45 anni potrebbe porre problemi di costituzionalità”, ha detto. “Si violerebbe il principio della parità di trattamento, meglio allora delimitare l’applicazione del riscatto agevolato ai contributivi puri (le persone che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 31 dicembre 1995), senza imporre limiti di età”, ha aggiunto.