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Un mese e mezzo di autunno che sembrava non arrivare mai: così l’Italia, che come il resto d’Europa è in emergenza gas, si è quasi dimenticata di esserlo. E così anche il prezzo del gas in consegna a dicembre sulla borsa di Amsterdam è sceso a livelli che non vedevamo da giugno: sempre cinque volte i prezzi pre-crisi energetica, ma meno di un terzo rispetto ai picchi di agosto.

Scavalcata la metà di novembre, in Italia e in Europa le temperature si stanno abbassando e ovunque si accendono i riscaldamenti. Anche in Italia i consumi di gas sono più che raddoppiati, passando dai 35 milioni di metri cubi al giorno (Mmc/g) di inizio novembre agli 80 di oggi. Siamo tuttavia ancora piuttosto lontani dai consumi dello stesso periodo dell’anno scorso (100 Mmc). E, malgrado la curva dei consumi sia ancora in fase ascendente, tra qualche settimana sarà possibile fare una prima stima di quanto gli italiani stiano effettivamente risparmiando sui consumi per riscaldamento rispetto allo scorso anno. Sarà un momento cruciale, perché dal momento che i consumi da reti di distribuzione (a utenze domestiche, imprese e servizi) costituiscono circa i due terzi dei consumi di gas in autunno e inverno, sarà la loro diminuzione a trainare la riduzione complessiva dei consumi italiani.

Riduzione necessaria, dal momento che la crisi russa sta generando un ammanco di gas in tutta Europa. Per esempio, mentre da gennaio a settembre le importazioni italiane sono riuscite nell’impresa titanica di compensare il calo russo con maggiori approvvigionamenti da altrove (in particolare dal gasdotto TAP e con il GNL), tra ottobre e novembre registriamo già un ammanco tendenziale di circa 2 miliardi di metri cubi (Gmc). Un calo che a dicembre potrebbe persino approfondirsi, e che per diversi altri Paesi europei, prima tra tutti la Germania, è già molto più largo e preoccupante. In un mercato energetico piuttosto integrato come quello europeo, il livello di domanda degli altri Paesi è fondamentale a determinare anche il livello di sicurezza energetica italiano – perché, per esempio, maggiore domanda tedesca potrebbe sottrarci il gas che arriva dalla Norvegia, cosa che prevediamo accada con estrema probabilità già da questo inverno.

In questo contesto di emergenza, il grafico che apre quest’articolo descrive una buona notizia. Un mese e mezzo di “ritardo” delle temperature autunnali hanno permesso all’Italia di arrivare all’appuntamento con questa fase critica persino più preparata di quanto fosse inizialmente. Il grafico riporta infatti i livelli di riempimento degli stoccaggi italiani da agosto a oggi, confrontandoli con la media del quadriennio 2016-2019 e con i valori massimi e minimi del periodo 1° agosto – 31 marzo. Scegliamo il quadriennio 2016-2019 perché è solo dal 2016 che la capacità massima degli stoccaggi italiani è salita fino a raggiungere quasi quella attuale.

Come è possibile notare dal grafico, i grandi sforzi compiuti dall’Italia avevano permesso di arrivare anche oggi all’inizio della cosiddetta stagione termica (15 ottobre, nei giorni in prossimità dei quali si tende ad accendere i riscaldamenti in anni normali, e inizia a invertirsi la curva degli stoccaggi perché i prelievi sono maggiori delle iniezioni) con livelli di riempimento molto elevati. Si trattava tuttavia ancora, anche se di poco, dei livelli minimi degli ultimi anni.

È possibile notare anche una seconda cosa: per tutto agosto e settembre, le curve arancione della media 2016-2019 e blu del dato di quest’anno, viaggiavano praticamente parallele. Con ottobre, invece, proprio la mitezza di questo inizio autunno ha permesso di ritardare quasi in tutta Italia l’accensione dei riscaldamenti, e di risparmiare gas che ha potuto essere iniettato negli stoccaggi.

Il risultato è sensazionale: malgrado l’ammanco di 2 Gmc di importazioni di cui abbiamo parlato in precedenza, mercoledì scorso i livelli degli stoccaggi italiani hanno quasi completamente chiuso il gap rispetto agli anni precedenti. Abbiamo cioè iniettato negli stoccaggi italiani un ulteriore miliardo di Gmc di gas rispetto al trend degli anni precedenti. Una semplice somma ci permette di capire dunque che i risparmi ci hanno fruttato ben 3 Gmc in 45 giorni.

Si tratta di un “tesoretto” che non andrà assolutamente sprecato, e che ci potrebbe consentire un inverno significativamente più sicuro rispetto alle previsioni di settembre. Attenzione: non siamo ancora fuori pericolo per quest’inverno, tutt’altro. Malgrado questo tesoretto ci dia una mano, c’è ancora un’alta probabilità di raggiungere livelli di guardia negli stoccaggi entro fine inverno, a meno che gli italiani non moderino i consumi di gas residenziale, in imprese e negozi in misura più netta, almeno di un 10% (un -15% ci toglierebbe dai guai quest’inverno). Eppure non possiamo non sottolinearlo: se sul fronte del cambiamento climatico probabilmente quella di un inizio autunno mite potrebbe non essere una buona notizia, su quello dei consumi energetici lo è stata. Senza se e senza ma.

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