Stampa articolo

IL FUTURO CON LA FEBBRE DELL’INFRAZIONE

Quando tutti si preparavano a un ulteriore rinvio, su spinta dell’asse franco-tedesco è arrivato l’accordo sul nuovo IL NUOVO PATTO DI STABILITA’ .

 Dopo oltre un anno di discussioni e su forcing finale franco-tedesco, un accordo tra i paesi sul nuovo Patto di stabilità e crescita è stato finalmente raggiunto. Il testo passerà ora al “trilogo” con Commissione e Parlamento europeo per raggiungere la versione finale, probabilmente entro gennaio 2024. L’accordo è stato in qualche modo subito dall’Italia, che non ha partecipato al rush finale della contrattazione tra i ministri delle Finanze francese e tedesco. Benché una migliore gestione delle alleanze non avrebbe certo guastato, va detto però che gli spazi di contrattazione per il nostro paese erano comunque limitati. Un po’ per la precarietà delle nostre finanze pubbliche (che il governo ha inopinatamente deciso di peggiorare con LEGGE DI BILANCIO 2024 (Postato su 3 gennaio 2024 by Mauro D’Aprile ) proprio nel bel mezzo della contrattazione sulle nuove regole) e un po’ perché, a differenza di quanto spesso sostenuto sulla stampa, sul nuovo regolamento sul braccio preventivo del Psc non era prevista l’unanimità da parte dei paesi, ma solo la maggioranza qualificata. Formalmente, dunque, l’Italia non poteva imporre un veto. Rispetto alla proposta originaria della Commissione, prevede regole più complicate e non del tutto coerenti fra loro.

Ma i paesi ad alto debito, come l’Italia, ottengono un periodo di tregua di tre anni, lasciando a governi futuri il peso degli aggiustamenti più gravosi.

Il testo licenziato dal Consiglio, infatti, chiarisce tuttavia che il complesso meccanismo descritto sopra si applica solo ai paesi non sottoposti a una procedura di deficit eccessivo, cioè il cui deficit su Pil sia inferiore al 3 per cento. I paesi sottoposti a procedura (cioè, nel braccio correttivo del Psc) devono invece prima uscirne, riportando il deficit al di sotto del 3 per cento, e solo dopo saranno tenuti a presentare il piano di aggiustamento fiscale e strutturale descritto sopra. Il chiarimento è rilevante per il nostro paese, perché quasi certamente la Commissione aprirà una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia (e di altri paesi) nel 2024, visto che con la legge di bilancio il deficit italiano nel 2023 è stato quantificato al 5,3 per cento del Pil, con una previsione al 4,3 per cento del Pil nel 2024. La procedura di infrazione, a sua volta, impone un percorso di aggiustamento (sostenuto da possibili sanzioni), tipicamente di durata triennale, che prevede una correzione del deficit (strutturale) di almeno lo 0,5 per cento del Pil all’anno.

Il Parlamento ha votato contro la Ratifica del MES (IL “NO” al MES) (Postato su 3 gennaio 2024 by Mauro D’Aprile)  unico paese dell’area euro. Le ragioni addotte appaiono pretestuose e la decisione sembra più dovuta a una ritorsione per i contenuti del nuovo Patto di stabilità. Ma oltre a isolarci in Europa, rinunciamo così a un’assicurazione preziosa per il nostro sistema bancario. Prevista dalla legge di bilancio, la modifica alle modalità di maturazione della quota retributiva della pensione dei medici e di altre tre categorie di lavoratori avrebbe eliminato un privilegio e permesso risparmi di spesa. Si è scontrata però con la storica difficoltà di incidere sui “diritti acquisiti”, convincendo il governo a una parziale marcia indietro. D’altra parte, il nostro sistema pensionistico continua a soffrire della mancanza di un meccanismo di perequazione coordinato coi coefficienti di trasformazione. Le risorse per una perequazione corretta possono arrivare solo da una più alta età media al pensionamento. Sul futuro di tutto il nostro welfare incombe INVERNO DEMOGRAFICO (Postato su 3 gennaio 2024 by Mauro D’Aprile)

Una simulazione per i prossimi sessant’anni mostra come la diversa intensità territoriale del calo e dell’invecchiamento della popolazione cambierà la distribuzione regionale delle risorse per la sanità pubblica. Nel corso della pandemia è aumentato il risparmio delle famiglie italiane. Queste risorse hanno alimentato una ripresa dei consumi che potrebbe però esaurirsi presto, visto che a spendere sono soprattutto le famiglie ad alto reddito, che hanno una minore propensione al consumo.

Questo elemento è postato in EUROPA, Le mie Proposte. Bookmark the permalink.

Lascia un Commento