Stampa articolo

LE PAURE PER IL FUTURO

E’ nell’ordine delle cose che il mondo di ieri sfumi. Che si provi nei suoi confronti una certa nostalgia è ugualmente nell’ordine delle cose. Della scomparsa del passato ci si consola facilmente; è dalla scomparsa del futuro che non ci si riprende. (Amin Malouf)

Le paure per il futuro dei ragazzi e genitori  italiani

I bambini e adolescenti Italiani sono “poveri di futuro”, deprivati  di opportunità, prospettive e competenze: quasi 1 milione di bambini sotto i 6 anni – pari a 1 su 3 – è a rischio povertà,  Il 18% dei ragazzi abbandona la scuola, con 780 mila giovani fermi alla terza media, 3 milioni e 200 mila che non lavorano e non studiano. 1 milione di minori vive in territori altamente inquinati. In questo contesto e nell’intento di disporre di informazioni sulle speranze, le attese e i timori per il futuro dei giovani, Save the Children ha promosso una indagine su adulti e ragazzi avente come temi le attese nei confronti del futuro dei ragazzi, l’impatto della crisi sulle famiglie, le contromisure e le conseguenze, il clima e l’ambiente in cui i ragazzi italiani stanno crescendo.

Il presente documento contiene le evidenze raccolte tra il 15 ed il 20 aprile 2013, su un campione di genitori di minori, di ampiezza pari a  1487 casi, distribuito su territorio nazionale, con incrementi specifici su Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia, Sardegna) che ne ha consentito un’analisi separata, nonché un secondo campione di 401 ragazzi.

Paura  per il  Futuro.
Circa metà dei genitori esprime dubbi sulle opportunità per i figli: rispetto agli anni in cui tutti erano certi che i propri figli avrebbero avuto la strada spianata, nel dettaglio, ben il 31% ha paura che i propri figli incontreranno molte difficoltà in più rispetto alle proprie (39% in Emilia Romagna e 34% nel Lazio), il 4% ha addirittura molta paura che non ce la faranno (9% in Liguria e Lazio), ed un 14% ritiene di avere il timore che i propri figli incontreranno parecchie difficoltà, ma che troveranno un modo per cavarsela (23% in Sardegna e 20% in Emilia). Solo un 16% pensa che i propri figli riusciranno a realizzare i propri sogni e ad avere una vita migliore di quella dei genitori (leggermente più ottimisti appaiono i genitori lombardi e pugliesi, rispettivamente con il 21 e 20%). Gli adolescenti intervistati risultano più ottimisti dei ragazzi, con un 37% di essi che pensa di riuscire nella vita se si impegnerà, ma per più di 1 ragazzo su 3 le paure superano le speranze ( il 17% dichiara di aver paura di incontrare più difficoltà rispetto ai propri genitori, il 13% è certo che troverà molte difficoltà ma che troverà un modo per cavarsela, un 6% dice di essere molto preoccupato per la propria vita e di pensare di non farcela).

Il lavoro dei   sogni
Il futuro professionale dei figli appare decisamente roseo solo al 14% dei genitori (in misura identica a quella dei ragazzi), mentre, rispettivamente il 28% dei genitori e il 27% dei ragazzi esprime una certa rassegnazione dicendo che “con la situazione che c’è, dovrà considerarsi fortunato ad avere un lavoro qualsiasi”. Per il 36% dei genitori e il 28% dei ragazzi, ci vorrà molto impegno e perseveranza per realizzare le proprie aspirazioni, mentre l’emigrazione, fenomeno in crescita nell’ultimo biennio, viene comunque come terza opzione, sia essa nell’accezione di progetto (8% dei genitori, 12% dei ragazzi), sia in quella di ripiego (rispettivamente il 14% e il 12%). Tra i genitori più rassegnati, cioè coloro che ritengono che i propri figli si dovranno considerare fortunati se avranno un lavoro, quelli del Lazio e della Sardegna (rispettivamente 37 e 35%, contro la media nazionale del 28%), i più ottimisti i genitori siciliani il cui 23% ritiene che i propri figli ce la faranno, decisamente propensi per la linea dell’impegno per riuscire nella vita i liguri e i toscani, il cui 49 e 42% dichiara che solo con molta perseveranza i figli riusciranno a realizzare le loro      aspirazioni.

Il completamento degli studi

L’aspirazione al completamento di una carriera scolastica compiuta, che includa anche studi universitari, accomuna genitori (78%) e figli (69%), ma quasi 1 genitore su 3 (31% che sale addirittura al 43% in Emilia Romagna, al 38% in veneto, al 37% in Toscana e 35% in Liguria) ritiene di non essere in grado di affrontare le spese per gli studi universitari dei propri figli e che questi dovranno trovarsi un lavoro per contribuire alle spese (22%, 23% secondo i Ragazzi) oppure occorrerà fare un prestito (9%, 4% per i ragazzi). Nello specifico, in alcuni regioni si registra un aumento della percentuale di genitori che prevedono il fatto che i propri figli dovranno lavorare per contribuire alla retta universitaria, come l’Emilia Romagna, che registra un 36% – 14 punti percentuali in più della media nazionale – o la Liguria, con il 28%. Veneto, Toscana; puglia e Sardegna sono le regioni in cui i genitori prevedono un maggiore ricorso ad un prestito per sostenere le spese universitarie dei figli, con una percentuale del 12%, contro la media nazionale del 9%. Rispetto alla chiusura degli studi con il ciclo secondario superiore, i genitori sembrano più ottimisti dei figli (solo il 18% prevede una carriera più breve, contro il 28% degli studenti), ma esistono percentuali residuali sia nei genitori che nei ragazzi che pensano che il ciclo di studi si concluderà con la scuola dell’obbligo. È la Lombardia la regione in cui più genitori (26%) ritengono che i propri figli si fermeranno al diploma di scuola superiore, mentre il Piemonte detiene la maggior percentuale di coloro che pensano che i propri figli non andranno oltre la scuola dell’obbligo.

L’impatto della crisi sulle famiglie: le rinunce
Secondo alcuni dati recenti, nel corso del 2012, il potere d’acquisto delle famiglie ha registrato una flessione del 4,8%  nei confronti del 2011 (Istat) e una famiglia su 4 soffre direttamente delle conseguenze della crisi (ACRI), che tra le categorie che maggiormente patiscono gli effetti della crisi, ci sono le famiglie con minori. Di fatto, due terzi dei genitori di minori dichiarano di avere in qualche misura dovuto fare i conti con la crisi (66%, ma in Sardegna il dato arriva al 72% e in Liguria al 68% ), prevalentemente in forma di piccole rinunce (43%, ma 47% in Sardegna, Liguria e Sicilia), ma per un quarto dei casi (23%, che diventa 28 e 26% rispettivamente in Lazio e Puglia) anche di tagli più consistenti: il tempo libero e le uscite con gli amici (86% dei casi, in vento ben il 95%) e l’abbigliamento (75%, ma in Liguria e Campania si arriva all’83%) sono le due voci che hanno maggiormente subito decurtazioni, seguite con un significativo scarto da riduzioni sulle spese per lo sport (45%, che in Campania e in Lazio toccano il 55 e 53%) e per l’alimentazione (35%, ma ben il 47% in Sardegna). Si registrano anche una riduzione delle spese per l’acquisto di libri extra scolastici (23%, ma ancora una volta in Sardegna la percentuale arriva la 42%), per la partecipazione a gite scolastiche (22%, ancora una volta il 33% in Sardegna e il 31% in Campania) e, seppur residuale, per la prosecuzione degli studi (5%, ma il dato sale all’8% in Lombardia). Gli adolescenti intervistati restituiscono una percezione ancora più negativa sulle rinunce maggiori (40% contro il 23% degli adulti), a testimonianza del fatto che in questa fascia di età i tagli di budget vengono patiti più intensamente. Tali tagli riguardano le medesime categorie di spesa citate dai genitori, in proporzione solo leggermente più contenuta. Di fatto nel 64%  dei casi, gli adulti dichiarano di avere discusso della crisi con i figli (percentuale che sale al 93% tra i 14-17enni intervistati), in maniera schietta (9 su 10 casi) e con risultati positivi in termini di comprensione del momento (8 ragazzi/bambini su 10 hanno capito la situazione secondo i genitori, 8 adolescenti su 10 anche), mentre minoritaria è la quota di ragazzi che, pur capendo, non si assumono ruoli o responsabilità La percezione dell’impatto della crisi sugli altri, risulta maggiore, con il 95% dei genitori che dice di avere nel proprio cerchi di amicizie e conoscenze molte (69%, con vette del 79, 78 e 77% rispettivamente in Sardegna, Puglia, e Sicilia) o poche (26%, che diventa 33 e 32% in Emilia Romagna e Veneto) persone che sono state colpite dalla recessione economica. Queste persone per il 72% degli intervistati hanno dovuto cambiare drasticamente il proprio stile di vita (ben 84% in Campania), mentre per il 23% l’impatto sarebbe stato contenuto (33% in Liguria).

E se la famiglia dovesse essere colpita dalla crisi: le rinunce

Tra coloro che non si considerano colpiti dalla crisi, qualora questo accadesse, quale sarebbero i settori in cui per i ragazzi sarebbe più difficile fare delle rinunce? Secondo i genitori intervistati, ai propri figli costerebbe di più tagliare l’iscrizione ad attività sportive (41%, ma in toscana si tocca il 63%), l’acquisto di vestiti (40%, 51% in Campania e 50% in Lazio e Sardegna), la spesa alimentare (39%, che in Liguria diventa 52%), quella per il tempo libero con gli amici (38%, con la Toscana che sfiora il 55%), la prosecuzione degli studi (35%, ma con un picco del 45% sempre in Toscana) la partecipazione a gite scolastiche (27%, ma 38% per i genitori Liguri), l’acquisto di libri extrascolastici (21%, ma il dato arriva al 32% in Toscana).Tali categorie ritornano anche nelle citazioni dei ragazzi, ma tra le rinunce che potrebbero avere maggior costo emotivo, gli adolescenti concordano nell’indicare la rinuncia alle spese per il tempo libero come il sacrificio più grande (61%), in quanto comporterebbe la rinuncia a frequentare il gruppo dei pari, seguito dall’acquisto di vestiti (41%), l’iscrizione ad attività sportive o ricreative (27%), prosecuzione agli studi o partecipazione alle gite scolastiche (26%) e l’acquisto di libri extra scolastici (16%).

L’aiuto per fronteggiare le difficoltà

Se in 6 famiglie su 10 si è deciso di non chiedere aiuti esterni (e, quindi presumibilmente di prelevare dai risparmi, oppure di smettere di risparmiare), la famiglia allargata resta la prima risorsa per chiedere e ottenere un sostegno (29%, dato che in Emilia Romagna e Campania tocca rispettivamente il 35 e 34%) in misura di quasi tre volte rispetto al ricorso al credito al consumo (12%, ma in Emilia si arriva la 21%). Seguono gli amici (5%), i servizi sociali (4%), la parrocchia (3%), e le associazioni di volontariato (3%).

Anche nel caso di terzi, l’aiuto sembra arrivare dalla famiglia allargata (53%, che in regioni come la Liguria e la Campania arriva rispettivamente al 66 e 64%), con un quarto che si rivolge a banche o finanziarie (26%, fenomeno che in Lombardia riguarda il 31% delle famiglie), agli amici o ai servizi sociali (19%, in egual misura), alla parrocchia (18%, intervento che è maggiore nelle regioni meridionali come Campania -24% – e Sicilia -23%), alle associazioni di volontariato (14%), mentre quasi un quarto cerca di contare sulle proprie forze (24%, con il 35% del Piemonte).

Anche per gli adolescenti la situazione presenta dimensioni analoghe. Interessante notare come il tema venga affrontato tra ragazzi in più della metà dei casi (ne parlano tra loro 57%) e che i segnali – meno danaro a diposizione (49%), limitazioni di uscita (25%), fino a lavoretti occasionali (9%) + 7%) – vengano colti  con grande puntualità

Povertà economica e altre povertà

Tre voci esemplificative di spesa di una famiglia che attengono essenzialmente ai consumi culturali (cinema e libri)  e alle vacanze, rinforzano un quadro di relative rinunce legato al periodo contingente:

Secondo i genitori italiani i propri figli fanno al cinema meno frequentemente di quanto si desidererebbero, a causa del costo del biglietto (53%, con picchi del 65% in Liguria, 64% in Puglia e 62% in Lazio e, molto meno in quanto la crisi colpisce le sale, costrette a chiudere (7%, dato che arriva al 10% in Piemonte, Liguria e Campania).
Anche il 68% dei ragazzi sostiene che il prezzo del biglietto è un ostacolo e il 6% denuncia la chiusura delle sale cinematografiche.

Secondo il 29% dei genitori, la biblioteca si propone come soluzione prevalente per i “divoratori” di libri extrascolastici (dato che arriva al 50% in Veneto), anche per porre un freno al caro libri (percepito dal 22% degli adulti, dato che tocca il 29% in Piemonte e puglia). Anche i ragazzi, concordano con il fatto che le biblioteche possano essere una soluzione per leggere libri extrascolastici (29%), anche se un 24% dice che ne vorrebbe acquistare di più ma che i prezzi non glielo consentono.

Allarmante, ma probabilmente segno di una crescente e dilagante “povertà di cultura”,  il fatto che per un adolescente su 5, la lettura non rappresenti un interesse. Esattamente i due terzi degli adulti (pari cioè a quanti dichiarano di dovere fare i conti con la crisi) hanno messo a punto misure “smart” per non rinunciare alle vacanze (low cost, periodi più brevi, “ospitate”) e solo il 6% ritiene di fare tutte le vacanze che desidera, pari a quanti rinunciano per mandare via i figli. Ma 1 Italiano su 5 con va in vacanza (il 43% in Sardegna, il 36% in Puglia e 34% in Sicilia). Il 16% lo fa ma solo se riesce ad appoggiarsi ad amici e parenti (24% in Lazio), mentre 15% ha drasticamente accorciato i periodi (il 24% in Toscana). Un 7% dei genitori riuncia alle vacanze pur di farle fare ai propri figli (10% in Lombardia).

La percezione da parte degli adolescenti è più rosea, 1 su 6 ritiene di non avere cambiato abitudini, ma questo forse significa che non tutti hanno un quadro chiaro della situazioni in famiglia. Tutto sommato l’ambiente in cui si stanno crescendo i figli soddisfa 6 genitori su 10, critici un terzo dei genitori e molto critici meno di uno su 10. La  situazione appare più critica in regioni come la Campania e la Puglia, in cui rispettivamente solo il 46 e il 49% dei genitori è contento dell’ambiente in cui sta facendo crescere suo figlio.
In linea generale, si vorrebbe venissero offerti ai figli più servizi specifici (42%, con picchi del 53, 50 e 47% in Puglia, Sicilia e Liguria), ma anche condizioni più salutari (22%, che sale al 32% in Puglia, 30% in Lazio e 29% in Lombardia) e sicure (16%, ma che sale al 22% in Campania e 21% in Veneto) spazi più ampi in casa (21%, che sfiora il 35% in Liguria). Quasi un quarto dei genitori (23%, ceh in campania diventa il 30%) guarda ad altri Paesi come ad una soluzione migliorativa dell’ambiente in cui crescere i figli. Più soddisfatti gli adolescenti (quasi 8 su 10 ), che tuttavia migliorerebbero le loro condizioni dando priorità sostanzialmente identiche a quelle indicate dagli adulti.

Le misure anti crisi
La prima misura anticrisi segnalata dagli adulti riguarda un sostegno economico diretto alle famiglie in seria difficoltà (carta acquisti per il 41%, che arriva ben al 53% in Sicilia e al 49% in Sardegna) , seguita dalla gratuità della mensa scolastica (18%, dato che sale al 23% in Piemonte e al 22% in Sicilia). L’accesso ai nidi, che consentirebbe un incremento del numero di donne lavoratrici risulta al terzo posto, con un 17% dei genitori italiani (ma per il Lazio l’indice è del 24%, seguito dalla Toscana al 23% e da Veneto ed Emilia Romagna al 22%). Regioni come la Campania inoltre auspicano l’apertura delle scuole tutto il giorno (12%), con 4 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale dell’8%. Per gli adolescenti, la garanzia di un’occupazione per gli adulti supera di gran lunga (42%) gli aiuti economici alle famiglie in difficoltà (29%), come anche le pari opportunità di istruzione (23%).

Allarme Infanzia: ’isola che non ci sara‘ (Leggi il Rapporto)

Questo elemento è postato in Le mie Proposte, WELFARE. Bookmark the permalink.

Lascia un Commento