CHI SONO E COSA HO FATTO.

Sono nato il 6 febbraio 1949 a Belvedere Marittimo, un amena Città dell’Alto Tirreno Calabro, in Provincia di Cosenza; ho sposato Emilia Ambrosio nel 1987 e ne è nata Francesca. Ma in famiglia c’è anche Billy, il cane.

Da subito, fin dalla infanzia, negli anni di studio liceale ed universitario, sono stato iscritto all’Azione Cattolica, con adesione, nell’impegno sociale, alla Sinistra  Sindacale. Nel 1976 mi sono laureato in Architettura al Politecnico di Milano ed immediatamente sono entrato nel mondo del lavoro, collaborando, per alcuni anni, con l’Architetto Amedeo Albertini nello Studio dello  stesso in  Roma, per conto della Società Edificatrice Internazionale di Torino(SE.GE.CO).  Successivamente, dopo aver collaborato per altri anni con la Società INSO del Nuovo Pignone sono entrato nel Gruppo ENI con rapporto professionale, a tutt’oggi, in Società di Ingegneria dello stesso.(v. curriculum)

Coltivo, quando posso, la mia dedizione alla natura ed all’ambiente, con sveglie mattutine e passeggiate, dedicandomi all’arte con la pittura ad olio su tele: fin da piccolo, a Belvedere hanno fatto buona scuola mio padre Giuseppe e la ceramica di Pink, mentre a Milano il contatto e la frequentazione per cinque anni, prima come modello poi anche apprendista, dello studio di Carlo Varese, di Via Castel Morrone, mi hanno consentito di acquisire un discreto profilo.(v. Galleria). Particolarmente attratto dalle maschere e dalla moda femminile, mi piace ascoltare in solitudine, fumando la pipa, la musica classica con preferenza Mozart, Haydn e Tchaikovsky e nella Lirica, Rossini e Verdi; mentre, Sinatra, Mina, Dilan, Celine Dion, Ella Fitzgerald, Dionne Warwick, Edith Piaf, Gilda Giuliani,  Whitney Houston e Murolo sono le voci preferite insieme ai cantautori Battisti, Dalla, De Gregori, De André e Bennato. Nello Sport appassionato di equitazione, ippica, calcio, ciclismo, tennis, tifo per la Fiorentina e la Ferrari. Letture preferite: biografie di artisti, capi di stato, Papi e condottieri; saggi di astrofisica e fisica nucleare; storia e dottrine filosofiche-politiche, scienze naturali, geografia economica e diritto amministrativo. Seguace del pensiero politico di Sturzo, De Gasperi, Moro e della Scuola Bresciana di Martinazzoli ed Olmi, mi affascina l’azione di Donat Cattin di cui, ben presto, divengo collaboratore. Nel 1975 ed in seguito per diverse legislature sono stato eletto Consigliere Comunale a Belvedere, ricoprendo incarichi di Assessore e per due volte Sindaco. Attualmente sono impegnato in politica senza essere iscritto a Partiti, ma ugualmente convinto della utilità di una riaffermazione del Pensiero e dell’Impegno Cattolico per la Politica e per l’Italia in Europa. Ho ricoperto anche incarichi nel Sindacato quale Responsabile Territoriale nel comparto Energetico per la Provincia di Vibo Valentia. Dopo due saggi (1974-75) di studi ambientali su aspetti Idroforestali e Sviluppo Urbanistico della Catena Costiera del Pollino, di recente ho pubblicato il libro “Dal Tirone allo Scalone ed oltre…” Storia della città di Belvedere.

CURRICULUM

Cognome e Nome: Mauro D’Aprile

Data di Nascita:06/02/1949

Nazionalità: Italiana

Titolo di Studio: Laurea in Architettura-voto con lode 100/100-Politecnico Milano

Abilitazione: Abilitazione alla Professione di Architetto 14/11/1976

Technical Manager Gruppo. ENI dal 02/01/1980

Società: SAIPEM S.p.A.-  Civro Engineering & Construction- Unità Strutture ed Impiantistica.  Sede: Vibo Valentia – Italy  tel.0963961619

 

1° Periodo 2/gennaio/1977 – 1/Gennaio/1980 Collaborazione con lo Studio dell’Arch. Amedeo Albertini in Roma per conto della SE.GE.CO S.r.L di Torino Direzione/Roma

 

Attività significative svolte e caratteristiche del contesto:

Progetto: Palazzo SAI Milano
Cliente: SAI Assicurazione
Attività: Progettazione  Architettonica e Tecnologia dei Prospetti-Verifica Trasmissione Termica

Progetto: Centro Residenziale Olgiata Roma.
Cliente: SE.GE.CO. Roma
Attività: Progettazione delle Strutture ed Impianti-Sistemazione Area Servizi

Progetto: Centro Turistico INSUD di Simeri Crichi-Crotone.
Cliente: INSUD ROMA
Attività: Progettazione delle Strutture ed Impianti- Sistemazione Area e Servizi

 

2° Periodo 3/Gennaio 1980 – 1/Gennaio 1988 Responsabile di Progetto Società INSO Roma

 

Attività significative svolte e caratteristiche del contesto:

Progetto: Raffineria di Ras Lanuf (Libia)
Cliente: Agip Petroli Roma
Attività: Progettazione Palazzo Uffici e  Sistema di Termoventilazione Sala Macchine .

Progetto: Fonderie Nuovo Pignone Firenze
Cliente: Nuovo Pignone
Attività: Ristrutturazione Antica Fonderia- Progettazione Sistema Ventilazione

Progetto: Miniere Carbon Sulcis (Cagliari)
Cliente: Nuovo Pignone FI
Attività: Progettazione del sistema di Termoventilazione- Verifica e Collaudo Funzioni.

 

3° Periodo 3/Gennaio/1980 – 1/Gennaio/1988 Progettista Opere Civili e Meccaniche Snamprogetti Roma- Unità CIV-Mac

 

Attività significative svolte e caratteristiche del contesto:

Progetto: Centro Direzionale Agip- Nigeria
Cliente: Agip Petroli
Attività: Progettazione Palazzo Uffici- Strutture e Composizione Architettonica- Impianti

Progetto: Iraq West Qurna
Cliente:  Exxon Mobil
Attività: Civil Works Initial Oil Train

Progetto: Daura Rafinery- Bandar Abbas
Cliente: Agip Petroli
Attività: Project Civil Works –dwg Plot Plan

Progetto: Raffineria Agip di Sannazzaro
Cliente: Agip Petroli
Attività: Impianto fcc 29, desolforazione, Project Civil Works- dwg

 

4° Periodo 2/Gennaio/1988 – 2/Gennaio/2009 Field Engineering Sanmprogetti Sud Vibo Valentia- Unità CIV.

 

Attività significative svolte e caratteristiche del contesto:

Progetto: Stabilimento Alcantara Terni
Cliente: Alcantara SpA
Attività: Progettazione del sistema di Termoventilazione Impianti di Stabilimento- Controllo Apparecchiature- Direttiva CE- Direzione Lavori ed Assistenza Collaudo.

Progetto: Stazione di Pompaggio Metano Tarsia (Cosenza)
Cliente: SNAM
Attività: Progettazione e Direzione Lavori opere Civili per 3° Macchina di Pompaggio  e delle apparecchiature in pressione.

Progetto: Raffineria di Sannazzaro
Cliente: Agip Petroli
Attività: Progettazione e Direzione Lavori Opere Civili e Montaggi Meccanici Impianto Benzene.

Progetto: Raffineria di Porto Marghera Venezia
Cliente: Agip Petroli
Attività: Tumulazione Serbatoi Progettazione e Direzione Lavori opere civili a supporto e controllo apparecchiature e tubazioni in pressione.

Progetto: Raffineria di Milazzo
Cliente: Agip Petroli
Attività: Progettazione e Direzione Lavori Centro Sperimentale Miglioramento Qualità Benzine.

Progetto: Centro Farmaceutico Catania
Cliente: Ciainamyd
Attività: Progettazione e Direzione Lavori Gabinetti Chimici ed Impianti di Produzione- Sistema di Termoventilazione e Controllo Apparecchiature. Direttiva CE.

GALLERIA

Alcuni dei miei dipinti

Riferimenti: Carlo Varese.

(Milano, 11 marzo 1903 – Zibido San Giacomo, 25 maggio 1977)

Nato in una famiglia di musicisti, sceglie la pittura. Frequenta la scuola di Attilio Andreoli, artista tardo-romantico con allievi come Emma Jenker e Renzo Bongiovanni – Radice (poi a lui rimasti legati). Inizialmente riconosciuto come «ottocentista appena un po’ ripulito e schiarito» (1959) da Leonardo Borgese, inizia come chiarista (collegabile a De Rocchi, e con Carrà). Le atmosfere, gli interni su certe forme ricordano Casorati. L’opera dell’artista, di svariati anni, è stata solo in parte riscontrata. Una parte è andata perduta nel bombardamento che distrusse il suo studio milanese; dipinge anche nella altaVal Seriana, insieme a Tosi; conosce Raffaele De Grada padre, con lui nello studio di via Castel Morrone; suoi i mosaici di Santa Maria Liberatrice in Milano. Molte delle sue opere vanno ricercate nei luoghi dei suoi soggiorni in Svizzera, nei primi anni del dopoguerra, dove effettua anche ritratti per la borghesia tedesca. Carlo Varese sente l’influenza del post-impressionismo nabis di Villa Flora, come Vuillard, Vallotton, Bonnard. A questo sono riconducibili i paesaggi di San Pietro Cusico, la frazione di Zibido San Giacomo dove l’artista vive negli ultimi anni.

Riferimenti: Amedeo Albertini.

Amedeo Albertini nasce a Torino il 4 gennaio 1916. Dopo aver trascorso l’infanzia a Brescia, città natale del padre Angelo, pittore e architetto, e in cui si diploma presso il locale liceo classico, nel 1934 si iscrive alla Facoltà di Architettura del Regio Politecnico di Milano. L’anno successivo si trasferisce al Politecnico di Torino, dove si laurea nel 1939 (relatore Giovanni Muzio). Nel 1940 è assunto dalla Divisione costruzioni e impianti della Fiat, diretta da Vittorio Bonadè Bottino. Iscritto all’Ordine degli Architetti dal 1942, inaugura il proprio studio professionale alla metà degli anni Cinquanta, mentre nel 1959 lascia l’incarico alla Fiat, azienda con cui mantiene un’intensa collaborazione professionale, soprattutto tramite Bonadè Bottino. Dal rapporto con la famiglia Agnelli (e in particolare con Gianni, per il quale progetta nel 1961 una villa sulla collina torinese, e Umberto, per il quale realizza, tra l’altro, le ville di Donoratico nel 1967 e “La Mandria” nel 1974), divenuto di amicizia, nascono numerosi incarichi. Nel 1963 apre uno studio a Roma; dal 1969 inizia la collaborazione con il figlio Paolo, che nel 1974 apre un proprio studio. Progettista di fiducia della grande industria (Fiat, Riv, Lavazza, Sai, Cassa di Risparmo di Torino), costantemente aperto al confronto con la cultura internazionale, realizza opere di rappresentanza e spesso tecnologicamente innovativi, soprattutto nel campo delle architetture direzionali, del terziario e industriali a Torino (dalla sede Fiat di corso Marconi nel 1951 al Museo dell’Automobile nel 1960) e, in Italia, a Milano, Roma e Napoli; all’estero, a Parigi, in Messico, Etiopia, Ghana e Nigeria. Nella Torino dell’industrializzazione accelerata e del boom edilizio, la produzione di Albertini, minoritaria dal punto di vista quantitativo (pur con numerose realizzazioni nel campo della residenza di pregio), si configura come un’alternativa all’edificato corrente e, insieme, indica “una propria linea di continuità dell’esperienza razionalista e dell’International Style” (Re 2002). Significativa è anche la collaborazione con artisti torinesi, tra cui Ezio Gribaudo e Roberto Terracini nel Sacrario del collegio San Giuseppe (1955). Albertini muore a Torino il 13 marzo 1982.

Palazzo SAI

Riferimenti: attività in ENI

La Prefazione del libro

Introduzione.

In ogni epoca uomini accumunati da uno stesso o analoghi patrimoni linguistici, religiosi, storici, culturali hanno teso a esercitare la loro sovranità su un territorio, dando vita a un villaggio spazialmente definito da confini.

Nella complessa maglia delle frontiere che oggi vediamo tracciata su un planisfero politico, si riassumono le intricate vicende del passato, le relazioni tra una popolazione e le altre, tra le genti e gli spazi.

Il Paese Nazione è la risultante del processo identitario dei molti villaggi, dei loro abitanti, fra scontri per il dominio di una terra, adattamenti e graduali assimilazioni fra loro, in un compromesso pacifico di interesse comune.

Capita spesso di parlare di posizione strategica, a proposito della collocazione di una terra, con implicito riferimento ai vantaggi che a essa derivano dalla sua particolare ubicazione. I confini di ogni stato possono squilibrarla in un senso piuttosto che in un altro e, a partire da questi elementi geografici, i rispettivi popoli intrecciano relazioni e scambi, costruiscono la coscienza di sé e degli altri, imparano ad interagire con le altre popolazioni vicine e lontane in un continuo divenire storico.

E’ a partire da questo dato che si viene definendo l’identità di un popolo, il suo modo di sentire, anche in termini di sicurezza, i rapporti con l’esterno, di allacciare le relazioni e gli scambi con i paesi limitrofi e con il resto del mondo.

Le società organizzano gli spazi naturali secondo le proprie mutevoli esigenze e così facendo imprimono loro forme specifiche: quelle che noi chiamiamo paesaggi.

Paesaggio è un territorio organizzato, che si prospetta alla vista con caratteri di coerenza, di identificazione: è un territorio “inquadrabile”, di cui si possono cioè percepire le caratteristiche.

I beni ambientali e quelli storico-artistici conferiscono ai paesaggi la loro possibilità di essere pensati come tali. E ciò vale sia per i paesaggi così detti naturalistici sia per quelli plasmati dall’uomo. Entrambi i beni diventano non solo testimonianza sporadica, ma veri e propri presidi della memoria storica, non soltanto punti di forza per chi quel territorio voglia visitare e conoscere dall’esterno, ma anche decisivi elementi di auto riconoscimento per coloro che in quel territorio abitano: divengono veri e propri marcatori di identità.

L’identità in questo caso non è altro che il grado di coesione sociale di una comunità, la forza dei legami in essa posti in essere, il grado di fluidità- e dunque fiducia interna- di cui una comunità è capace.

Le “identità aperte” tendono a valorizzare tra i fattori identitari quelli che più definiscono una modalità di relazione interna al modo di pensare, di fare e produrre del gruppo con cui ci si identifica.  L’identità è, in questo senso, sancita più dai modi di stare insieme con i propri omologhi, che non dai modi di contrapporsi agli altri.

Di conseguenza, l’identità aperta tende ad essere tanto più forte, sentita  e partecipata, quanto più il sistema territoriale di riferimento si presenta come integrato.

Il contesto, e cioè l’ambiente e la storia, fornisce il modello di riferimento di una simile integrazione. La forza dei valori condivisi si manifesta nell’autoriconoscimento simbolico di un paesaggio, di una serie di tradizioni, di luoghi fisici e mentali di un modo di essere e di vivere che fa tutt’uno col proprio territorio.

Belvedere è un Paesaggio, con la sua Storia, le sue relazioni, le sue forme, la risultante di lunghe vicende, piacevoli e no.

Da qui, l’esigenza di un’altra storia sulla città,  meno dentro le mura, più sul contesto, quello del Paesaggio delle relazioni, nella  pretesa di definirne una identità di cui, ancora una volta, forme, strutture e funzioni, sorprendentemente, si ripropongono quale unico strumento per una risposta possibile alla nuova dimensione geografica del “Mondo-Villaggio”.

Con l’orizzonte spaziale planetario dell’oggi, sarebbe assurdo riproporre “chiusure”, come quelle antiche ormai dissolte e sgretolate. Ma se non si ha contezza della propria identità, qualunque rotta diventa inconcludente!

La coscienza di sé, il sentirsi partecipi dei caratteri ambientali e culturali che ci hanno accompagnato, si propone ancora una volta, quale risorsa capace di una nuova primavera della Città, non di un becero etnocentrismo ma nella  nuova dimensione  spazio – tempo  del Mondo- Villaggio.

La precisa scelta di voler addivenire ad un testo con le caratteristiche di un  Manuale, ha comportato la selezione sistematica, nei più ampi processi storici che ci hanno riguardato, dei solo elementi di utilità rispetto allo scopo del lavoro. Una lettura, quanto più agevole possibile, della storia, complicata e difficoltosa, del nostro territorio: scarsa e frammentata nelle fonti, scoraggiante nella scomoda, faticosa, ricerca e negli approfondimenti. Le eccessive segmentazioni che l’hanno caratterizzata, hanno consigliato e consigliano una “opportuna” sintesi all’interno del suo impianto  generale che, sebbene la esponga ad approssimazione, può consentire quella linearità nell’inquadramento degli eventi, necessaria ed utile, capace anche di far scaturire nuove domande per nuove risposte, molte delle quali, ancora oggi, solo intuite o lasciate sospese.

Proprio questa sfida, la sensazione di una avventura, mi ha, prima invogliato a selezionare i dati di mia conoscenza, e poi, reso speranzoso sul fatto  che una narrazione cronologica degli eventi che ci hanno interessato, avrebbe potuto affascinare il lettore, con lo scopo di catturarlo per ulteriori, nuovi, interessanti approfondimenti.

“Un Manuale di Servizio”, che vuole essere utile anche agli altri lavori presentati, più audaci e documentati, ai quali non intendo sovrapporre interpretazioni ma, arricchirne dati e circostanze.

A margine della storiografia già monitorata e risultata dalla documentazione locale, nell’impormi questo rigore, ho inteso analizzare gli  usi e i costumi delle popolazioni con le quali siamo venuti a contatto e gli effetti indotti dai reciproci contagi. L’attenzione è stata così riposta negli accadimenti storico  politici che ci hanno interessato e, di questi, quello economico-sociale che ha dettato le regole della formazione del nostro  abitato:  la genesi  di Belvedere.

Scopriremo così che il Nostro è un territorio la cui posizione, per molti secoli é geograficamente “strategica”, e di esso, gli elementi climatici ed orografici diventano  protagonisti e spesso costituiscono     l’unico interesse di attrazione.

Il periodo preso in considerazione va dal 731 dC al 1490 anno del restauro del Castello Aragonese con considerazioni sullo stato  attuale della Città sotto il profilo funzionale, e in particolare il Centro Storico, con le sue pietre rimaste a contendere spazio ai ricordi, tra una decorosa conservazione e un possibile sviluppo.

mauro d’aprile

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