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Da Profumo a Carrozza: passaggio tra rettori (TUTTO SCUOLA)

Maria Chiara Carrozza, deputato del Pd, toscana di Pisa come il neopremier Enrico Letta, è il nuovo ministro dell’istruzione, università e ricerca.

Anche Carrozza, come il suo predecessore Profumo, già rettore del Politecnico di Torino, proviene dalla carriera universitaria, e come lui è stata rettore dell’università in cui insegnava prima di essere eletta deputato, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, attualmente presieduta da un suo illustre ex studente, Giuliano Amato.

Ma non sono solo questi gli elementi di analogia tra i due ministri avvicendatisi alla guida del Miur. Entrambi, infatti, hanno operato come ricercatori nel campo delle tecnologie industriali avanzate: in quello dei sistemi automatici Profumo, nell’area della bioingegneria industriale Carrozza. Anche l’area politica di riferimento è la stessa, il Pd. E’ vero che Profumo ha fatto parte in qualità di ministro tecnico di un governo dichiaratamente tecnico come quello presieduto da Mario Monti, ma è anche vero che poco prima era andato vicino ad essere il candidato del Pd alla carica di sindaco di Torino, prima che scendesse in campo Piero Fassino, poi eletto.

Bisogna vedere se questi elementi di contiguità politico-professionale tra i due personaggi daranno luogo anche a una continuità di filosofia e di gestione strategica del Ministero, e quale spazio sarà riservato all’istruzione scolastica da parte del nuovo ministro, anch’esso, come il suo predecessore, di provenienza universitaria.

Tra i due il rapporto è certamente di stima, anche se non sono mancate le critiche. Qualche mese fa Francesco Profumo, consegnando la ‘Mela d’oro’, simbolo del premio Marisa Bellisario, all’allora rettore della Scuola pisana Maria Chiara Carrozza, ne lodò l’azione, “determinante nella crescita della Scuola Superiore Sant’Anna in termini di reputazione nazionale e internazionale”, auspicando che “in Italia ci possano essere altre scuole d’eccellenza come la Sant’Anna di Pisa”.

Carrozza: la rivoluzione digitale? “Ineludibile, ma prima facciamo funzionare le scuole”

Il neo ministro non aveva mancato di criticare poco prima delle elezioni il suo predecessore Francesco Profumo per “un’attività particolarmente intensa che, anziché limitarsi all’ordinaria amministrazione, appare frenetica (…). Questa iperattività unita a un diluvio di decreti ministeriali, appare fuori luogo negli ultimi giorni della campagna elettorale e sembra rispondere a esigenze che non coincidono in pieno con gli interessi delle famiglie e degli studenti. La scuola, l’università, il diritto allo studio sono temi su cui l’Italia si gioca una buona parte del futuro e assumono un valore troppo importante perché la discussione sia affrontata in maniera frettolosa e veloce, senza la necessaria riflessione e l’indispensabile confronto che richiedono. È quindi auspicabile che tali politiche siano elaborate e discusse dal Parlamento e dal Governo che entreranno in carica dopo le elezioni e non da un Ministro che si appresta a concludere il mandato”. Chissà se all’epoca si immaginava di essere proprio lei a raccogliere il testimone di Profumo.

Intervistata da La Stampa, il ministro Carrozza, che certamente conosce bene il mondo dell’università e della ricerca, fa intendere di non essere affatto digiuna delle problematiche della scuola: “Lavorerò certamente per la scuola. Ne conosco i problemi, ho verificato che soprattutto c’è bisogno di investimenti mirati, non solo di risorse usate in modo vago. E’ necessario capire dove e come usarle”. Uno dei suoi obiettivi, spiega, è quello di restituire dignità ai professori: “gli insegnanti svolgono un ruolo importante sul territorio, sono i nostri ambasciatori. Se l’Italia è stata unita è anche grazie ai professori che hanno fatto studiare gli italiani sugli stessi testi”.

Rispetta l’obiettivo della digitalizzazione delle scuole del suo predecessore Francesco Profumo, “un processo ineludibile”, ma “se poi le scuole non funzionano – aggiunge – è inutile pensare alla rivoluzione digitale”.

Carrozza si augura che il nuovo governo dia “attenzione” alla scuola: il ministero dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università, sottolinea, “è fondamentale nel far ripartire le speranze del Paese. Con spirito di servizio metto a disposizione la mia esperienza per convincere gli italiani che l’istruzione e la conoscenza sono pedine fondamentali per la ripresa culturale ed economica dell’Italia. Dobbiamo aiutare i più meritevoli a studiare secondo i dettami della Costituzione, dare fiducia ai ricercatori e offrire nuove motivazioni a tutto il corpo insegnante”.

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